Emergenza Nord Africa: ancora nessuna certezza sulla sorte dei profughi

1 Marzo 2013

Due giorni fa, al Ministero dell’Interno,  l’incontro del Tavolo di coordinamento nazionale sull’emergenza Nord Africa (ENA). Per la prima volta, al Tavolo è stata invitata anche l’Arci, in quanto associazione tra le più diffuse sul territorio e che si occupa dell’accoglienza di un gran numero di stranieri. Il prefetto Pria (capo dipartimento Libertà civili del Ministero), che coordina il Tavolo, preso atto delle osservazioni avanzate dalle principali associazioni sulle criticità della gestione dell’ENA, ha cercato di affrontarle una per una. Nel complesso, le risposte sono state però generiche e hanno riguardato solo alcuni dei punti sollevati. La motivazione dell’indeterminatezza starebbe nel ritardo con cui le prefetture stanno centralizzando i dati relativi all’accoglienza, rendendo per ora impossibile una valutazione delle risorse da stanziare e quindi degli impegni che il ministero può assumersi. In sintesi, il prefetto ha toccato la questione dei minori non accompagnati che resterebbero in carico al ministero dell’Interno anche oltre il termine del 28 febbraio, così come i c.d. vulnerabili, cioè le persone definite tali dallo Sprar più le famiglie con minori. In entrambi i casi non è stato però preso né un impegno economico preciso né è chiaro questa ‘presa in carico’ in che consisterà. Il prefetto ha confermato che alle persone in uscita dai centri verrà erogato un contributo di 500 euro con modalità decise dalle singole prefetture. Il contributo non riguarderà le persone allontanate prima del 18 febbraio. Infine è stato ribadito che non verrà stabilita nessuna proroga al termine fissato del 28 febbraio. L’Arci ha quindi deciso di inviare una lettera alle prefetture, anche come forma di autotutela, in cui si fa presente che nei centri sono ancora presenti persone non in grado, una volta fuori, di costruirsi una vita autonoma, anche per le carenze delle autorità rispetto alla dotazione di strumenti in grado di garantire l’effettivo accompagnamento all’integrazione e all’inserimento socio-lavorativo. Pertanto l’associazione continuerà a fornire i servizi stabiliti dalle convenzioni agli ospiti del sistema Ena che alla data del primo marzo, conclusi i tentativi di concordare l’uscita con il contributo dei 500 euro, si troveranno all’interno dei centri. Non è infatti compito dei soggetti gestori l’allontanamento o il trasferimento dei profughi dalle strutture, ma anzi associazioni come l’Arci sono tenute, ai sensi del proprio Statuto, a garantirne in ogni caso il rispetto dei diritti umani e la sicurezza sociale. L’auspicio è che al più presto vengano fornite dalle autorità in carica e, quando verrà insediato, dal nuovo Parlamento, indicazioni precise per uscire dall’emergenza Nord Africa con criteri di giustizia sociale e nel rispetto della dignità dei profughi. Va superata l’incertezza che ha caratterizzato questa vicenda, prima col ministro Maroni, che l’ha gestita solo come problema di ordine pubblico, e ora col ministro Cancellieri che appare restia a fornire risposte certe, efficaci e rispettose dei diritti delle persone coinvolte.

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